Bel-Ami è falso e ciarlatano
(però fa cadere le donne come pere cotte)
Misteriosi e taciturni, spesso bugiardi e arroganti, a volte addirittura tenebrosi… partner da sfuggire come la peste? No, personaggi che in letteratura riscuotono sempre un successone
Quando Guy de Maupassant scrive Bel-Ami, nel 1885, si mette d’impegno per renderci odioso il protagonista. E ci riesce benissimo. Solo che crea anche un vero capolavoro. E così è impossibile dimenticare Georges Duroy, il suo personaggio più strepitoso: uno spietato arrampicatore sociale partito dal nulla che, sfruttando il bel sesso, diventa ricco e influente nel mondo del giornalismo e della finanza. Tra la malcelata invidia maschile:
“Forestier si mise a ridere: Sai, vecchio mio, che hai proprio successo con le donne? È un vantaggio da coltivare. Può condurti lontano”.
E infatti, dalla vispa Madame de Marelle all’attempata Signora Walter, alla vezzosa Susanna, tutte lo adorano soprannominandolo Bel-Ami: “Bel-Ami di qua, Bel-Ami di là, dalla mattina alla sera. Eccoti ricompensata… – grida alla moglie il potente editore Walter costretto a fargli sposare la figlia ormai irrimediabilmente compromessa – …eravate tutte pazze per lui, la Marelle, Susanna e tutte le altre. Credi che non mi fossi accorto che non potevi restare più di due giorni senza che fosse qui tra i piedi?”
Ignorante, egoista, rozzo,
ma di bell’aspetto
Egli è ignorante, egoista, rozzo. Ma, avvantaggiato dall’aspetto aitante (“Alto, ben conformato, biondo di un biondo castano vagamente fulvo, con i baffi all’insù…”), fiuta a colpo sicuro le signore che possono aiutarlo a far carriera e le manipola a meraviglia: con la sua passionalità, la battuta pronta, la faccia tosta.
Le poverette ci cascano con tutte le scarpe: lo sovvenzionano (egli finge ritrosia, “Mi dirai quando devo pagare”. Ella rispose con semplicità: “Ma è pagato, tesoro”), e poi lo consigliano, gli passano preziose ‘dritte’ politiche, gli svelano audaci speculazioni finanziarie, lo introducono tra ministri e aristocratici favorendo la sua ascesa. Lui, che carino, le ricambia con tradimenti, brutalità, imbrogli. Vedrai che adesso si ribellano, penserete. Macché: innamorate perse.
Una lunga schiera di seduttori romanzeschi
Più o meno drammatici, esempi analoghi abbondano in letteratura fin dai tempi di Ulisse che, diciamo, ha inaugurato la serie.
Bello, avventuroso e infido, racconta frottole a tutti (“Mi chiamo Nessuno”, “Sono un povero mendicante”) e lascia Penelope per vent’anni. La guerra di Troia è finita, tutti tornano a casa, lui no: deve seguire, dice, “virtute e conoscenza”.
E poi quel cattivone del dio Poseidone gli rema contro. Ma questi sono eufemismi del buon Omero perché in realtà egli si dedica a una strage sentimentale di ninfe, maghe e principesse, da Circe a Nausicaa, e con Calipso convive la bellezza di sette anni (roba che lei potrebbe invocare a buon diritto la famiglia di fatto). E la moglie? lì ad Itaca ad aspettarlo spasimando, fedelissima, e in più tiene pure a bada i Proci.
Edward Rochester e Nicholas Van Ryn
Due perfetti esemplari di byronic hero sono poi Edward Rochester e Nicholas Van Ryn, ovvero eroi baironiani cupi, carichi di segreti inconfessabili, dai modi rudi e superbi. Il primo, nel romanzo Jane Eyre di Charlotte Bronte (1847), con la consorte folle addirittura nascosta in soffitta, fa innamorare perdutamente l’inesperta protagonista e tenta di coinvolgerla in un rapporto di bigamia. Il secondo, nel libro Il Castello di Dragonwyck scritto da Anya Seton nel 1943, è un esecrabile iracondo dagli istinti delittuosi, eppure seduce la romantica Miranda che dovrà passarne di cotte e di crude prima di aprire gli occhi sul suo conto.
Darcy e Winston Graham
In questa lista i più sobri sono Fitzwilliam Darcy di Orgoglio e Pregiudizio (Jane Austen, 1813) e Ross Poldark della splendida saga di Winston Graham (1945-2002). Uno è altezzoso, rigido, petulante, e snobba Elizabeth Bennet (“Appena passabile”) perché ritiene che non sia alla sua altezza, però (molto) in fondo è un bravo ragazzo. L’altro è un piacente signorotto nella Cornovaglia del ‘700, scontroso, insolente e sempre con la testa all’ex fidanzata (mentre l’amorosa moglie Demelza butta giù bocconi amari) ma a suo modo idealista e cavalleresco.
Il Conte Vronskij e Rhett Butler
Il più antipatico di tutti è il Conte Aleksej Vronskij di Anna Karenina (Lev Tolstoj, 1875): le fa lasciare marito, figlio, casa, posizione mondana, poi scopre che si annoia, sembra dire “scusate, ho scherzato” e vuole tornare alla brillante vita della società e del reggimento.
Il più simpatico è Rhett Butler di Via col vento (Margaret Mitchell, 1936): per centinaia di pagine insegue e punzecchia Rossella O’ Hara, la fa capitolare e allora la lascia pronunciando quel “Francamente, me ne infischio” in modo così goliardico che nessuno riesce ad avercela con lui (nemmeno Rossella che spera di riconquistarlo, magari un altro giorno). E il più pericoloso è James Bond scaturito dalla penna di Ian Fleming (1953): abbindola le bond girls, le strapazza, le abbandona e chi s’è visto s’è visto, e le meschine rischiano anche di beccarsi una schioppettata (e molte volte se la beccano sul serio).
Edmond Dantès
Ma il bel tenebroso per eccellenza è senz’altro Edmond Dantès de Il Conte di Montecristo (Alexandre Dumas, 1844): preda di un furore da superuomo quasi nietzschiano nel perseguire la vendetta sui suoi nemici Danglars, Villefort e Morcerf, egli è imperscrutabile, sdegnoso, più enigmatico della Sfinge di Giza. Tuttavia l’avvenente principessina greca Haydée ne è pazzamente invaghita e finalmente riesce a distrarlo dal ricordo del vecchio amore di Mercedes, andandosene con lui verso una nuova vita felice.
Haydée, a sua volta, è un chiaro esempio della sindrome Io ti salverò, dal meraviglioso, omonimo film di Alfred Hitchcock (1945), tratto dal romanzo di Francis Beeding. Nel film Ingrid Bergman, serissima, con gli occhialini e le scarpe basse, s’incaponiva a risolvere i traumi psicologici di un bellissimo e allucinato Gregory Peck. È una sindrome molto diffusa tra il gentil sesso – figure letterarie come abbiamo visto appunto in Bel-Ami et similia, ma anche donne in carne e ossa – e discende direttamente dalla sindrome “Io ti cambierò”: nella vita reale non riesce mai, nei libri qualche volta sì. Accontentiamoci.
sicuramente l’affascinazione verso gli uomini belli, tenebrosi, talvolta taciturni, altri ironici
c’è sempre stata nelle donne. Pur di conquistarli, di legarli a sè fanno di tutto, vogliono esibirli come trofei, vogliono dire : Ecco io ci sono riuscita ad averlo!! Anche la sindrome di : Io ti salverò rientra in questo quadro!! Comunque è molto interessante l’excursus letterario, cinematografico che ha fatto!
Buon pomeriggio gentile Patrizia, e grazie per la sua attenzione e il suo apprezzamento. Sì, come lei nota giustamente, è tipico delle donne incaponirsi in difficili conquiste, con accompagnamento, se possibile, di redenzione finale …e ne vale poi la pena? Non vorrei sembrare troppo manzoniana, ma mi sembra il caso di dire “ai posteri l’ardua sentenza”… Intanto, mi fa piacere che nell’articolo abbia trovato spunti interessanti sia tra i libri sia tra i film, e mi auguro che possa continuare così leggendo Cronache Letterarie. Cordiali saluti. Carla Di Domenico
Complimenti all’autrice per questo articolo molto intrigante e divertente!
Interessanti i parallelismi tra tutte le citate opere letterarie.
Questi uomini, a volte, sono proprio dei veri farfalloni spocchiosi ma, a mio parere, più di quanto uno possa pensare, le loro scelte sono influenzate e condizionate dalle convenzioni della società, dai modelli di uomini del tempo, nonché da madri o sorelle! Personaggi come Ulisse o Aleksej Vronskij sembrano privati della libertà di portare avanti il proprio amore da vivere liberamente! Questo ci fa capire quanto siano difficili delle scelte che facciamo, per le quali bisogna dotarsi di una forza straordinaria per prenderle veramente fra le proprie mani.
E quindi giustifichiamoli un po’ questi poveri seduttori!
Buonasera gentile Francesca, e grazie per i suoi apprezzamenti e il suo commento così ben motivato. Sì, qualche attenuante concediamola pure a questi lazzaroni di seduttori, per esempio a Vronskij: lei giustamente lo cita perché, immagino, vede che si è lasciato scoraggiare dal biasimo della società e dalla madre che gli ha già procurato una futura moglie, giusto? però, concorderà con me, lui non ci fa lo stesso una bella figura: santo cielo, il seduttore-mammone!! il binomio peggiore in assoluto…!!! Mi auguro che lei continui a trovare buoni spunti di lettura e riflessione su Cronache Letterarie per scambiarci altre idee e punti di vista. Cordiali saluti. Carla Di Domenico