Una canzone per tempi bui, suonata da Ian Rankin

Una canzone per i tempi bui. Ian Rankin

Ian Rankin è un autore che non ha bisogno di presentazioni. Massimo esponente vivente del tartan noir, il giallo ambientato in Scozia, nel 1987 diede inizio alla fortunata serie di romanzi che vede come protagonista l’ispettore John Rebus. Già non giovanissimo quando compare nel primo romanzo (nato nel 1947) e destinato inevitabilmente a invecchiare man mano che le sue avventure vanno avanti, nella sua ventitreesima storia, Una canzone per tempi bui, Rebus è ormai in pensione e un po’ malandato di salute, ma si rimette immediatamente al lavoro per un caso che lo tocca da vicino.

Giallo. Cronache Letterarie

Dopo il divorzio, Rebus vive a Edimburgo con il suo cane. La broncopneumopatia cronica ostruttiva (il nome è ostico ma la patologia è frequente nelle persone anziane, specie quelle che fumano) lo ha appena costretto a traslocare in un nuovo appartamento, per raggiungere il quale non deve fare troppe scale. L’ex ispettore da poco in pensione, non ha neanche il tempo di sistemarsi e gli arriva una chiamata dall’unica figlia, Samantha, che vive in un paesino chiamato Naver, affacciato sulla selvaggia costa settentrionale. Il rapporto tra padre e figlia non fa certo pensare alla famiglia del Mulino Bianco, ma stavolta Samantha ha davvero bisogno di aiuto: il suo compagno, Keith, dopo una litigata, se n’è andato di casa. Sono passati alcuni giorni e di lui è stata ritrovata solo la macchina.

Ian Rankin. Una canzone per i tempi bui

Come il padre sa fin troppo bene, la coppia era sul punto di scoppiare perché Samantha aveva una storia con uno strano personaggio, tale Jess Hawkins, fondatore e leader di una bizzarra comune pseudo-hippy nelle campagne intorno a Naver. Samantha un po’ è preoccupata per Keith e un po’ teme che se gli è successo qualcosa la polizia locale punterà dritto su di lei. Rebus la pensa allo stesso modo e la raggiunge immediatamente, lasciando il cane Brillo all’ex collega Siobhan Clarke.

Ma Siobhan Clarke non ha tutto questo tempo libero per mettersi a fare la dog sitter come secondo lavoro. Le è infatti capitato tra capo e collo il caso dell’omicidio di un certo Salman bin Mahmoud, uno studente saudita ben fornito di soldi e dalle frequentazioni a dir poco eccentriche, che andavano dalla nobiltà decaduta cittadina alla malavita organizzata.

Non sembra che il ragazzo sia stato ucciso in un tentativo di rapina, perciò non si capisce se sia stato vittima di una possibile aggressione a sfondo razzista, o abbia semplicemente fatto la cosa sbagliata con le persone sbagliate.

Rebus indecifrabili

Due vicenda parallele: la prima

Da questo punto in poi, il romanzo procede portando avanti le due vicende in parallelo.
Da un lato, a Naver, Rebus conduce una indagine personale informale trovandosi spesso in urto con i poliziotti incaricati del caso.
Ciò vale soprattutto quando lui troverà il corpo di Keith e Samantha passerà dalla condizione di persona informata sui fatti a quella di principale sospettata.

A Rebus sembra che la fine di Keith sia legata alla sua passione per la storia locale e al fatto che, con le sue ricerche, potrebbe aver smosso qualcosa di un vecchio delitto dimenticato. Mentre il capo della polizia locale, il sergente Robin Creasey, capace ma fissato sugli aspetti formali, non riesce a schiodarsi dall’ipotesi che dietro il delitto possa esserci solo una banale questione di corna.

La seconda

Intanto a Edimburgo, la Clarke e il collega Matthew Fox scavano tra mille difficoltà in un mondo pieno di omertà e collusioni, nel quale rischiano di pestare i calli perfino ai loro stessi superiori.
Poiché tutto sommato la Scozia è piccola, a un certo punto le due storie sembrano convergere verso un finale comune. Questo perché ci sono dei nomi ricorrenti in ambo le inchieste. Ma sarà davvero così come sembra?

Una canzone per tempi bui

Una canzone per tempi bui. Ian Rankin

Una canzone per tempi bui di Ian Rankin (qui trovi la sua intervista) è un romanzo per lettori che vogliono andare sul sicuro. Il titolo fa riferimento alla compilation di musica anni ’70-’80 che Siobhan Clarke ha regalato a Rebus e con cui lui si fa compagnia quando è solo. La formula già collaudata funziona sempre bene, soprattutto quando è lubrificata da un mestiere che non ti fa sprecare una parola.

Tempo fa recensii un altro tartan noir di Stuart McBride e, anche se sulla trama non c’era nulla da eccepire, mi irritò il continuo tentativo dell’autore di fare “il piacione” attraverso un’ironia sempre più scontata (leggi qui). La differenza con Rankin si vede: qui pure ogni tanto scappa la battuta, ma è folgorante e non interrompe il ritmo della narrazione. E il libro, anche per questo, evita di diventare un mattone interminabile.

Sembrerebbe che la serie non sia destinata a durare ancora molto. A differenza dei leggendari sbirri dell’87° distretto di Ed McBain, che passata una certa età smisero di invecchiare e affrontarono le sfide del nuovo millennio da baldi cinquantenni, anche se per l’anagrafe avrebbero dovuto aver superato gli ottanta da un pezzo. Rebus invece il tempo se lo vede piovere addosso in forma di anni, acciacchi e disillusioni. Forse è il caso di prepararci a dirgli addio. Ci mancherà, questo è sicuro.

Roberto Cocchis

Roberto Cocchis

Classe 1964, insegnante di liceo, autore di un piccolo successo editoriale (Il giardino sommerso, Lettere Animate, 2017) e di altre opere di narrativa, collaboratore di Cronache Letterarie e di Vanilla Magazine; amo i misteri e i gialli, sia quelli veri sia quelli inventati, con preferenza per quelli dimenticati e soprattutto quelli introvabili: vedi la mia rubrica su Cronache Letterarie.

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